La Innocenti sente istintivamente il potere dell’immagine che esprime il linguaggio dell’incoscio e trova realtà nella forma pittorica legata in maniera intensa e indissolubile al mondo emozionale. Incarna nelle sue figure la condizione di rischio e di sofferenza che ci avvolge e restringe lo spazio in una invalicabile distanza di ermetico silenzio. Immagini di una comunicazione impossibile, di attesa che arresta il gesto, e che rendono la sua pittura emblematica della sua condizione umana.

Emerge una sofferta ricerca di spiritualità e di nuovo contatto che permette di intendere l’esistenza nella sua varietà ontologica. Una sottile malia pervade la creazione artistica che si fa ambigua e sfuggente, immateriale come la piega di un lenzuolo, impalpabile come l’aria: eppure in quei gesti interrotti, in quei volti che guardano senza orizzonti, avvertiamo il rischio dell’essere e della “scommessa”, che non è sogno, progetto, ma realtà dell’essere umano che non si rassegna alla non vita e allo “scacco”.

E che tutto questo avvenga nello spazio dell’immagine della pittura, ma pittura intensa, consapevole, è conferma irrevocabile, e invalicabile, che l’aria di attesa, di rito sacro, di mito che la costituisce è testimonianza di destino dell’uomo, reale e non virtuale nella pienezza dei sensi e nell’unità dell’anima. (1999)